Mercoledì 18 ottobre alle ore 18, presso l’ex-cinema Aurora in Viale Nievo 32, si è tenuto un incontro-dibattito pubblico intitolato “Educare in natura”.
L’incontro, organizzato da Movimento Consumatori Toscana APS, faceva parte del progetto “Formazione per l’integrazione e l’inclusione sociale di tutti” ed è durato circa due ore.
Il programma prevedeva la proiezione del film-documentario del 2018 “L’autre connexion, une école dans la nature sauvage” (L’altra connessione, una scuola nella natura selvaggia) della regista ed educatrice francese Cécile Faulhaber, e a seguire un dibattito con il pubblico.
L’autrice in persona ha presentato il film, in un modo inatteso e molto suggestivo, invitando i presenti – una sessantina di persone – ad unirsi a lei in coro.
Un coro fatto non di vere parole, ma di suoni melodici. Ha poi chiesto di chiudere gli occhi e compiere alcune semplici azioni: indicare il nord, o il lampadario più vicino, o dire quante finestre c’erano nel locale. Al riaprire gli occhi, molte risate hanno indicato che non sempre la risposta era esatta.
“Ecco, questo è quello che fanno tutti i giorni i bambini del film che stiamo per vedere insieme”.
Il documentario, in lingua francese e inglese, sottotitolato in italiano, ci racconta un nuovo approccio pedagogico: la scuola nella natura. In particolare l’esperienza della scuola Wolf, nell’isola di Salt Spring (Canada), che si ispira alle culture ancestrali dei popoli nativi.
Qui gruppi di bambini/e tra i 2 e i 6 anni (con l’accompagnamento dei genitori), e di ragazzini/e e adolescenti tra i 7 e i 15, si ritrovano nella foresta tre volte a settimana, con qualunque temperatura e condizione atmosferica, per cercare “un’altra connessione”.
Non, cioè, la connessione a cui tutti siamo portati a pensare – quella dei nostri dispositivi digitali – bensì quella, più antica e profonda, con la natura. E con noi stessi.
Sotto la guida, la direzione di mentori (così si sono definiti gli educatori intervistati), bambini, ragazzi e adulti apprendono attraverso l’esempio, l’esplorazione della natura, la condivisione delle esperienze. Esperienze che, sottolinea un’educatrice, è fondamentale siano identiche per figli e genitori.
Senza dubbio un rapporto differente da quello tradizionale maestro-allievo.
Ma cosa fanno esattamente? Si siedono o sdraiano in un punto che si scelgono e che diventerà il loro sit-spot (un posto speciale nella natura, dove si va per rilassarsi, osservare ed ammirare l’ambiente circostante). Da qui guardano ed ascoltano gli uccelli, gli scoiattoli, gli insetti.
Oppure passeggiano tra gli alberi, imparando a conoscere le piante e a provare curiosità, non paura, nei confronti degli animali selvatici (a quelle latitudini, capita spesso di incontrare orsi e lupi).
Costruiscono oggetti, cantano, suonano.
La domanda che a tutti viene in mente quasi subito è: ma una scuola “vera”, tra quattro pareti, dove si insegna a leggere, scrivere e far di conto – come si diceva un tempo – non la frequentano?
La loro risposta è duplice: la scuola “vera” è quella nella foresta. Far parte del sistema a queste persone, piccole o grandi che siano, poco importa.
Per quanto riguarda l’apprendimento delle materie tipicamente scolastiche, sì, le studiano: negli altri giorni della settimana si affidano a dei tutor privati.
Al termine della proiezione è iniziato il dibattito: con il pubblico – composto prevalentemente di docenti, educatori, ma anche genitori o semplici curiosi – hanno interagito la regista, Cécile Faulhaber; Christian Mancini, ecologo e facilitatore italo-tedesco; Antonella Verdiani, pedagogista ed ex funzionaria UNESCO, moderatrice del dibattito. Purtroppo assente per un impedimento personale Donatella Fantozzi, dell’Università di Pisa.
Sono emersi molti aspetti interessanti.
Innanzitutto le differenze tra il Canada e l’Europa.
In Germania, ad esempio, questo tipo di esperienze non è possibile, poiché è severamente vietata l’educazione parentale: i bambini devono esclusivamente frequentare una scuola.
In Francia non sono molte numerose, anche se recentemente sono sorte comunità ovunque.
In Italia ne abbiamo diverse, pur se in un altro tipo di habitat. Alla sterminata foresta nordamericana si sostituiscono boschi, spiagge, lungofiumi, parchi. Sono spesso iniziative spontanee di genitori ed insegnanti, che uniscono le loro forze ed il loro entusiasmo per educare i ragazzi in questo modo nuovo, eppure antichissimo. Rispondendo alle domande: come riconnettersi anche in un contesto urbano? Come far entrare la natura anche nella scuola pubblica?
E poi, le similitudini con una realtà ben nota in Italia: lo scoutismo.
Simile, sì, ma al tempo stesso diversa perché, come sottolineano i relatori, nella nostra cultura non abbiamo più rituali di passaggio dall’adolescenza all’età adulta.
Tornando alla natura, possiamo ritrovarli.
Alessio Maggio